Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

giovedì 31 luglio 2008

Il nutrimento dello stregone

Poi è apparsa lei, sullo sfondo caotico delle nubi. 
Le labbra nere nel trucco da maschera.
E l'abito bianco fluttuante sull'esile corpo.
Lei, fragile anoressica, che si consuma nell'esaltazione divina della sua onnipotenza.
Rifiuta il cibo energetico e agogna al nutrimento dello stregone per danzare, come lui, sul baratro. E avere le sue visioni.

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martedì 29 luglio 2008

Maledetto biglietto per il paradiso

Amaranta trasporta Iggy, il Killer salamandra, attaccato ai capelli come un macabro orpello, io mi porto sulle spalle la pesante croce con su inchiodati gli occhi di mia madre.
Vorrei che Iggy, con un colpo di pistola, centrasse la tempia proprio sotto la scritta INRI, per chiudere quegli occhi imploranti e darle finalmente un sonno vero.

FOTTETEVI TUTTI VOI CHE SANTIFICATE IL DOLORE E LA SOFFERENZA, SE PER VOI QUESTO E' IL GIUSTO PREZZO PER IL PARADISO PAGATELO PURE MA NON COSTRINGETE CHI DISSENTE A METTERSI IN FILA PER L'ENTRATA.
QUALE ESALTAZIONE C'E' NEL MARTIRIO?
LO STRAZIO DELIRANTE DEL CORPO E LA DEVASTAZIONE DELLA MENTE E LA SOFFERENZA DELLE FERITE DEGLI STRUMENTI CHE MANTENGONO IN VITA, QUELLA VITA CHE SCORRE VIA TROPPO LENTAMENTE, COME POLVERE IN UNA CLESSIDRA E TI CONDANNA, NEI MOMENTI DI LUCIDITA', ALL'ETERNITA' DELL'ATTESA DI UNA MORTE PIETOSA ED INVANO IMPLORATA.
PAGATELO VOI, IPOCRITI DI MERDA, QUESTO VOSTRO MALEDETTO BIGLIETTO PER IL PARADISO MA NON IMPONETE LA VOSTRA BIBBIA A CHI HA VISIONI DIVERSE E FERMAMENTE CREDE NEL LIBERO ARBITRIO
Marilena
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domenica 27 luglio 2008

Ennui

Ennui: noia, tradotta in francese, suona meno devastante ed un po più accettabile.
Ennui che trascina, lenta e svogliata, il suo lungo strascico da sposa, e raccoglie pigramente lungo il percorso sassolini ed erbette e piccoli insetti, strappandolo in più parti e imbrattandolo di polvere e di terra.
Il bianco dello strascico nuziale ha perso di splendore: una riga, imprecisa e scura, ne disegna il bordo,  macchioline verdastre, come paillettes opache, lo ricamano sparse un po' dovunque.
Ennui ha già dileguato l'entusiasmo all'inizio del suo cammino verso l'altare.

Detesto la domenica. La noia della quotidianità, la lentezza dei gesti con cui esplico i riti di sempre, come una sacerdotessa che ha smarrito il credo nella sua religione ed ormai, solo per abitudine, officia le sue funzioni. E ancora la noia che mi rallenta le braccia e mi lega i pensieri, e forte è l'impulso di sedermi qui, davanti alla tastiera e scrivere di cose fantastiche per non cedere al pessimismo del lunedì imminente, continuando, però, a sentirmi comunque pressata dall'inevitabilità del quotidiano, per quel fottutissimo senso del dovere che da sempre mi limita.

Spalancare le porte alla polvere e all'incuria e permettere ai piccoli insetti dell'aria e della terra di trovare adeguata ospitalità nel mio appartamento. Immagino una casa surreale dove crescono i funghi sul legno e l'erba rigogliosa prolifica sulla soglia del terrazzo, un piccolo passero ha nidificato tra le stampelle dell'armadio e, ogni volta che apro un cassetto, mille farfalle colorate s'involano da quel loro rifugio per posarsi sui muri bianchi e giocare col sole.
Lasciare che il vento gonfi le tende e spazzi il pavimento, per invaderlo poi di foglie scricchiolanti, accartocciate dal sole, e godere dello stupore della lucertolina che da sempre abita un angolo remoto del balcone, di trovarsi d'improvviso nel centro di un fantasmagorico sabba di vento e luce e foglie e insetti...sulla soglia di quella chiesa che Ennui, consapevolmente, si rifiuta di varcare.
Marilena.

giovedì 24 luglio 2008

Nel mio sacro cuore

Dentro di me c'è un buco, una sorta di tana dove si annidano le streghe, i Freakes, i morti e i vivi.
A volte mi è perfino difficile accedervi causa sovraffollamento.
Ma in quel buco ci abita anche l'altra me stessa, così diversa da me: fata, principessa, strega.
Donna senza età: meravigliosa, affascinante, seduttiva Amaranta.
Se solo potessi farla uscire davvero una volta dall'antro in cui l'ho cacciata......ma forse non sopporterebbe la luce accecante del sole.
E' notturna, Amaranta, e solitaria.
Totalmente autosufficente, non ha bisogno per esistere delle luci (nemmeno di quelle delle stelle) o degli sguardi o delle conferme degli specchi.
Lei è semplicemente splendida.
Vive nella parte più inacessibile di me, nelle profondità sotterranee del mio sacro cuore.
Caustica, tagliente, fredda e incisiva come la lama di un coltello, è lei il mio cuore che batte.
Il mio sacro cuore dove nessuno può entrare.
Ti amo sorella
Marilena

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martedì 22 luglio 2008

Stato liquido

Come perline trasparenti
le gocce di saliva striano,
di esili righe lucide,
il nudo opaco della pelle
laddove la bocca accarezza
e la lingua lambisce.
Tra le gambe l'umido si mescola
nei filamenti di sperma
e stille di latte vaginale.
Un segno rosso all'interno delle mie cosce
come l'alone sfumato di un piccolo cuore:
traccia del tuo possesso.
Sulla tua schiena, impresso come un sigillo,
il taglio tondo delle mie unghie:
traccia del mio possesso.
Liquido e  permeante
 il sesso
si nutre di tutto ciò che la carne può dare.

martedì 15 luglio 2008

Nelle spire del viola


Ecco, ci sono di nuovo dentro, il suo splendore mi ha catturata e i miei occhi non vedono altro che quella sua intensa luminosità: la sciarpa di seta cruda, di sfarzoso viola, si srotola dal lungo collo di Modigliani del manichino per risalire di nuovo lungo la sua spalla e attorcigliarsi, infine, sul suo braccio teso, come un fiabesco serpente la cui testa riposa quieta nella mano a coppa dalle cui dita spiovono, con solo apparente negligenza, lunghe e fitte frange intessute d'ipnotico bagliore.

Quella seta viola che ora completamente mi avvolge e dai seni scivola tra le cosce, languida come una lingua umida che s'insinua in fessure da lambire e penetrare poi, stuzzicante carezza fra le mie gambe. Nelle sue spire sento i battiti accelerati del cuore, quelli violenti del ventre e quelli puntuti del clitoride, e le frange, intrise del mio umido, premere pesanti e bagnate all'interno delle cosce, mentre ancora sussulto di piacere e mi avvolgo sempre più strettamente nell'ipnotico viola, affinché la pelle e la seta diventino un tutt'uno: un pesante ramo di glicine su cui si attorciglia un serpente dalla pelle di donna.

domenica 13 luglio 2008

Freak

Freak, quello che appare come una fragilissima struttura di bianca cartilagine e rosso dark, partorito nello sfinimento dell'insonnia e destinato a continue metamorfosi per evolversi in qualcosa di più complesso di una primitiva forma dinamica.

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sabato 12 luglio 2008

Stati paranoici

Sono le tre del mattino ma ancora non mi riesce di dormire. Parole urgono dentro di me che non mi riuscirà di dire. La stanchezza di questo giorno così caldo e pesante ha lasciato ora il posto ad un'ansia senza limiti: stati paranoici, esaltazione e frustrazione che s'incalzano. Devo fissare i miei pensieri su qualcosa di positivo, oppure devo stordirmi con qualsiasi cosa possa sortire l'effetto di una mascherina di etere. Quello che veramente adesso vorrei è una stanza insonorizzata, con pareti tappezzate da schermi di computer e potenti casse acustiche, per farmi ingoiare dalla musica. Niente altro che bianco e nero, e una voce incazzata che urla a piena gola e strangola un microfono, e si controce su stessa. Invece sono intrappolata in questo angolo di stanza, accecata quasi dalla luce violenta e caldissima della lampada, con gli occhi fissi sulla copertina verde del mio quaderno, ingobbita sulla tastiera come un pianista che cerca nel suo strumento la nota perfetta, e fissa esausto i tasti, bianconerobianconerobianconerobianconero smarrendosi in quel rigido e ordinatissimo percorso. Bianconerobianconerobianconerobianconero e pigia, ma i tasti sono muti e allora imprime violenza alle sue dita, ma quello che ottiene è solo un suono lungo e stridente.
Esaltazionefrustrazioneesaltazionefrustrazioneesaltazionefrustrazioneesaltazione.
Ho bisogno di qualcosa per arrivare al chiarore del giorno: un pensiero positivo, niente di malato o incoerente. Ho urgenza di quelle parole che sono però incastrate nel fondo della gola e non riesco a vomitarle fuori. Ho bisogno di una voce incazzata in un microfono o di una mascherina d'etere o di qualsiasi cosa con cui stordirmi.
Non sento l'esigenza di arrivare lucida all'alba, ma solo di arrivarci.
Marilena

Festa di compleanno

Fiammella d'acqua, quella di questa candela, che non arde ma ballugina nel calore estivo con riflessi di bruma, l'esile lingua di fredda fiamma che si protende verso l'alto, spandendo intorno la macchia liquida del suo alone.
La cera cola come una lava bianca e brucia la pelle con la stessa intensità del sale marino.
Ogni goccia che mi chiazza è come lo spruzzo violento di un onda sulle braccia, sul seno, sul ventre e sulle gambe.
Finalmente, ora, la mia ombra disegnata sul muro non ha più nessuna età visibile

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sabato 5 luglio 2008

Le ragioni della strega (atto terzo)

Perdono?
Cazzo significa sta parola?

Perdono è infine una parola coniata per lenire la coscienza di chi lo riceve e magnificare quella di chi lo elargisce, per questo non credo nel perdono ma forse ci crede Peter Pan che ruzzola a velocità pazzesca dal suo eremo fino al portone buio della strega. Tutta quella strada di corsa non per salvarla ma solo per impedire che si uccida. Non gliene frega assolutamente nulla di quella pazza isterica che ha implorato e minacciato ed ora messo in atto, in realtà lui vuole solo salvare se stesso, e per farlo deve impedirle di portare a termine ciò che sta già realizzandosi.
E corre nella notte.
E sale trafelato le scale.
E batte con furia al portone buio.
E quando il portone si spalanca sotto i suoi colpi trova la strega coi polsi fasciati e gli occhi asciutti, che lo insulta ora col suo silenzio provocatorio: sono capace di farlo sono potente sono invincibile mi sono volutamente fermata ma avrei potuto incidere più a fondo non ho avuto paura per me mentre tu ne hai avuta per te stesso dal momento che sei qui quasi senza più respiro e bianco come le fasce che mi legano i polsi e non mi hai salvata ma neppure mi hai impedito di uccidermi sono stata io a scegliere e ho deciso di continuare a lottare contro i fantasmi e l'eternità delle mie notti finalmente cosciente della mia grande forza e consapevole della tua immensa vigliaccheria.
Le streghe non hanno paura della morte: ma è davvero così?
Si, è davvero così, per questo sono potenti ed invincibili.
Potente ed invincibile la strega dagli occhi verdi e coi polsi fasciati, sul limite estremo ha saputo trasformare la necessità della morte in una nuova ipotesi di vita: Amaranta, fiore che non appassisce.

Le ragioni della strega (atto secondo)

La magnanimità del dare e chiedere perdono prima della morte: no, non lo avrei mai scritto quell'ultimo biglietto.

...ma quella sera ho chiesto aiuto: non lasciarmi da sola per favore non stanotte ho paura di non farcela non lo sopporto il silenzio e le ombre, ti prometto che non ti disturbo che non ti chiamo solo mi conforta sapere che c'è qualcuno con me nell'altra stanza mentre io conto le ore eterne della notte e combatto la mia ennesima battaglia per arrivare all'alba.
Ma Peter Pan si è velocemente involato verso l'IsolaCheNonC'è, non ce l'ha proprio fatta a sentire le mani adunche della strega che si aggrappano isteriche ad un lembo della sua consapevolezza, si è spaventato dei suoi occhi bui e della sua bocca implorante prima, urlante dopo: un antro profondo e nero. L'ha lasciata sulla soglia della notte, come un sacco pesante di cui è meglio disfarsi.
Peter Pan se ne è andato senza voltarsi indietro neppure una volta.
E il portone ha inghiottito la strega.
E il silenzio l'ha frastornata.
 E la paura l'ha travolta.
Quante lacrime ha versato fino a che gli occhi sono diventati asciutti, e ha smesso di torcersi le mani, e una gran calma è scesa sul silenzio di un palcoscenico senza spettatori.
Le streghe non hanno paura della morte: ma è davvero così?
Io ho cercato di capire se ero solo capace di minacciare o anche di realizzare.
La scatolina delle lamette è bianca e anonima ma di comprovata garanzia, marca storica nel campo, perché la morte esige, comunque, un minimo di rispetto. L'acqua tiepida del rubinetto che scorre come una carezza sulle mie vene e il filo tagliente che le incide: ehy Peter Pan, mi ascolti? sto tagliandomi le vene e la mia mano non trema, e che tu possa fotterti in eterno nella tua IsolaCheNonC'è.
Perdono?
Cazzo significa sta parola?

giovedì 3 luglio 2008

Le ragioni della strega (atto primo)

Ho finalmente preso il coraggio ed entro da Auchan con gli occhi bagnati e le mani tremanti e il respiro a singulti, cerco tra gli scaffali dei prodotti per uomo la scatolina delle lamette. Sono agitata e ho paura che qualcuno possa intuire quello che mi passa per la testa. Il tremito delle mani è davvero forte: quanto coraggio mi costa staccare la scatola dal suo supporto! Non posso andare alla cassa solo con quel troppo visibile acquisto e allora,prendo anche un block notes, una penna e una bottiglietta d'acqua. Non so a cosa possa servirmi l'acqua, ma il block notes e la penna hanno una loro funzione. Esco. Nessuno ha visto quanto sto male: il respiro si è rappreso nella gola, gli occhi mi bruciano e la testa è in subbuglio. Dietro gli occhiali la devastazione deve essere invece visibile. Stringo la scatolina delle lamette tra le mani e penso che il primo e davvero difficile passo l'ho compiuto.
Non è facile entrare in un supermarket per acquistare la morte. E' il primo atto: sto concretizzando quello che fino adesso ho solo immaginato, e per farlo mi occorre una dose massiccia di coraggio. Quel coraggio che non appartiene a tutti.
Mi sento calma e forte come non mi succede più da tanto tempo. Potente, è il termine giusto. Ho smesso di piangere e nella mia testa inizio a scrivere brevi e toccanti messaggi di addio anche se so, che all'atto, non scriverò nulla, perché non serve chiedere scusa quando stai per ammazzarti, è sbagliato ed è umiliante doversi giustificare nell'ultimo istante della vita, per il male fatto da altri.
Cazzo, almeno quelli che restano si prendano le loro colpe, s'interroghino sul perché, si chiedano cosa avrebbero dovuto fare e i motivi per cui, invece, non l' hanno fatto.
La magnanimità del dare e chiedere perdono prima della morte :no, non lo scriverò quell'ultimo biglietto