Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

martedì 29 gennaio 2008

Superman

Lo yankee arriva preciso all'appuntamento
E' Superman con la pistola ed un sorriso stronzo
La folla, intorno, scorre veloce
Qualcuno potrebbe farsi male
Ma forse non succederà
Lo rassicura il fatto che io sia solo una donna
Una fottuta comparsa che vuole giocare duro
Lo yankee non sa che questo è il mio giorno
Programmata l'entrata da guest star
Un drammatico passaggio di ruoli
Diventerò protagonista in questo film pulp
Superman non ha previsto che gli ruberò la scena
Di sicuro tra un po non riderà più 

domenica 27 gennaio 2008

Tu non sei così

Mia sorella, a cui sono molto legata, ha letto questo blog e al telefono mi ha chiesto: ma le hai scritte tu tutte quelle cose? Non puoi essere tu, io so che tu non sei così!
Chiaramente è stata una conversazione molto più articolata da cui io ho estrapolato solo queste due frasi, che sono quelle che mi hanno più colpito, inducendomi a delle considerazioni.
Ci si conosce davvero poco o ci si mostra davvero poco?
Tutte e due le ipotesi hanno una loro veridicità: se non vuoi farti conoscere davvero nessuno riuscirà a violarti, solo che, al momento in cui tu decidi di mostrarti quale veramente sei, gli altri non l'accetteranno. Io mi sono adeguata ad un'identità predefinita dai codici etici e sociali, mi sono adattata a quello che gli altri pensavano dovessi essere e, alla fine, ho rivestito quel ruolo, sono diventata quella persona rimuovendo la mia vera essenza: ho cancellato me stessa. Sono stata sempre una brava ragazza prima, una donna "piacevole" poi, una moglie fedele, una madre attenta, una donna predisposta verso gli altri: una figura dignitosa. I miei amici mi vogliono bene, i miei colleghi mi stimano, la mia famiglia....bè quello che resta della mia famiglia d'origine ora si trova a dover fare i conti con questa mia identità, sconosciuta ed anarchica, che non vuole più essere predefinita. Ma in realtà non importa più che capiscano davvero....tutti hanno i loro inferni personali, antri da cui emergere per non rimanere intrappolati.
Quello che si è veramente, però, è scritto in tanti piccoli dettagli, episodi minimi, tracce di noi stessi lasciate inconsciamente, e sempre sfuggite alla distratta decodificazione di chi è troppo abituato a viverci come entità predefinita.
Solo due persone hanno visto la vera faccia della strega, rabbiosa, cattiva e terribilmente stanca, uscire fuori urlante dalla mia decorosissima persona, e ne sono rimaste spaventate: mio figlio ed il mio ex marito. Si è palesata a loro la strega con la bocca schiumante, gli occhi dilatati, la furia cattiva e maledicente delle parole e la minaccia costante del rasoio sulle vene.
Quanto male ho fatto nel mio star male
Quanto male ho subito nel non essere volutamente vista.
Nel deserto che mi si è aperto davanti ho avuto solo mio figlio, inesperto, tenace, paziente, e forte, incredibilmente forte, per una persona così giovane. Devo aver succhiato come un vampiro un bel pò della sua linfa vitale!!!! Non ha avuto nessuno vicino a dargli conforto e consiglio nei momenti davvero tremendi delle mie crisi, ma lui non è un pigmeo......lui non è scappato.
Questo stralcio di diario è un momento vivo della mia memoria, appunti e testimonianze per impedire a me stessa di "cancellarmi" di nuovo.
Questo stralcio di diario non è un j'accuse nei confronti di nessuno
Marilena

mercoledì 23 gennaio 2008

Imperfezioni

Eh si, il mio blog è proprio naif, troppo poco curato nei dettagli, l'immagine che apre la home page, ad esempio, dovrebbe essere più centrata, e poi non ho inserito nulla di tutti quegli "optional" che rendono un blog degno di tale nome (Slideshow, Feed, AdSense, Sondaggi, Elenchi di link ed altro).
Forse la concezione del mio diario on line è un po troppo scarna e di basso profilo grafico, ma mi sono chiesta a chi può interessare che libri leggo, o che genere di musica ascolto, o a quali altri siti sono collegata?
A me personalmente non frega niente di sapere se l'autore di un blog ha letto l'ultimo best sellers, se ha comperato il cd appena uscito del suo artista preferito o, scoprire dagli elenchi, quali sono i suoi film cult.
A me interessa la grafica delle idee, la trama costruttiva del pensiero, la non logica della fantasia e la proiezione finale del fluttuante ologramma, prodotto originale di tutte queste sinergie creative.
Le parole stampate su fogli troppo colorati e organizzati risultano meno leggibili di quelle scritte di getto su un lembo bianco, a coprirne il vuoto: è la parola che riempie con la pienezza della sua evidenza il foglio e non viceversa, come quando viene inserita al pari degli altri optional in uno spazio già troppo colmo d'altro.
Allegherò dei video musicali perché adoro la musica: sarà l'unica concessione al lusso di una signora convintamente minimalista
Marilena
P.S - Forse la mia ricercata esigenza di essenzialità in questo spazio on line, mi è necessaria per equilibrare l'intrico caotico che è invece nella mia testa.
Marilena

lunedì 21 gennaio 2008

L'odore della notte

C'è una cattiva luna stanotte, un duro squarcio nel cielo da cui piove tenebra sulla città già spenta.
Senza occhi nell'oscurità avanzo nell'ombra guardinga dei miei passi solitari.
Dai portoni bui esala il pesante odore di corpi addormentati, ed un acre ristagno di sudore, e piscio, che contamina la fredda purezza notturna.
Nel silenzio si leva un'eco di voci ubriache, accompagnate dal ringhio isterico di un cane alla catena.
La ronda notturna ha inizio, è inutile cercare rifugio fuori dai confini di questa notte filmica: il guardiano è in agguato pronto per la caccia.
Nel buio il suo monile d'argento ha bagliori di fiamma, e la sua voce telepatica seduce gli angeli.
E' sulle mie tracce, guidato dall'odore mestruale, mi sussurra dolcemente, ehy sorellina, ti va di giocare?
Il suo respiro è avvolgente come una carezza insidiosa, è il lento strisciare dell'oceano che penetra ogni orifizio del mio corpo per poi espandersi nella gola, con l'onda cupa di un orgasmo.
E' il parassita maligno che, insidiandosi nell'angolo più recondito del cervello, rende schiava la bestia possedendola completamente, lacerandola dal di dentro con l'impietoso bisturi del vivisettore, per ridestarne la ferocia primordiale e latente, solo in apparenza ammansita.
Sono piena di lui. Il mio corpo è in balia della massa confusa di un cervello che non riesco più a controllare: il guardiano è dentro di me e guida i miei passi lungo i corridoi di pietra della città mentre, ridendo beffardo, scarnifica dalla mia anima gli ultimi residui di umanità.
Sento il mio corpo ora, potente e furioso, come quello di un animale in agguato pronto ad uccidere la prima cosa viva che gli attraversi la strada.
L'artiglio, nascosto nel fondo dello stivale, graffia la pelle, rapido a sguainarsi, nudo e cattivo. Silenzioso.
Fiuto l'uomo prima ancora di vederlo nell'oscurità di un cespuglio, puzza di piscio e di whisky a buon mercato.
La voce telepatica mi sussurra dolcemente, ehy sorellina, inizia a giocare!
L'uomo esce fuori dal cespuglio, ignaro dell'artiglio snudato, ha solo il tempo per ingoiare l'ultimo respiro poi, nel buio, la lama rabbiosa scava nella sua carne alla ricerca del nutrimento.
Il mio cervello viaggia ora all'indietro ma non mi riesce d'impazzire neppure quando intravedo, in un freddo squarcio di luna, il ghigno famelico del guardiano chino sul suo pasto di sangue.
Esausta, mi allontano lungo le strade deserte che si perdono nelle umide gole dei bar, mentre il vento sibila, propagando tra le torri di Escher,  l'odore della notte.


giovedì 17 gennaio 2008

Quanto dura la notte?

Notte da incubo...notte da incubo. Stanotte i miei Freaks mi hanno teso un agguato molto ben organizzato, ed io ero completamente disarmata avendo dimenticato la mia "unghia della strega" nel fondo dei miei stivaletti messicani. Come recita Ramon Rojo, nel film Per un pugno di dollari "quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto" ed io, che non sono neppure un uomo, di fucili puntati contro ne avevo un numero estremo, così per salvare la pelle mi sono catapultata in un risveglio autoindotto. Mi sono liberata agilmente del pesante imbuto di coperte che è il mio bozzolo notturno e, alquanto repentinamente, ho trovato il contatto freddo, ma efficace, dei miei piedi sul pavimento. Mai più accadrà che mi addormenti senza la mia "unghia della strega" sotto il cuscino.
Notte da incubo...notte da incubo. Ho bisogno di una sigaretta anche se qui, nella stanza da letto dove ho il computer, mi sono ripromessa di non fumare, ma fanculo la puzza del fumo che non è nulla al confronto della puzza della paura.
Spalanco la finestra e fuori è ancora buio.
Quanto dura la notte?
Marilena

martedì 15 gennaio 2008

Streghe

Me ne sto in disparte, dietro lo schermo nero degli occhiali, lontano dalla folla impenetrabile che esausta scivola su stessa.
Me ne sto in tranquilla solitudine a scolarmi una birra quando noto lei, provocante ragazzina che si dimena nelle spire di un walkman, in discesa sulla rampa di una scala mobile, incurante degli sguardi ostili della gente.
Ha labbra porpora, scarpe troppo alte e un buco nelle sue calze da prima comunione.
Ondeggia al ritmo nascosto della musica con movenze decise e disarmoniche, colme di maldestro fascino ancora di bambina.
Scuote la zazzera dal colore impossibile e affronta gli sguardi senza mai abbassare gli occhi.
E' sfrontatamente conscia della sua immagine danzante, riflessa nei mille frammenti di specchio delle vetrine.
Una consumata star, perfettamente consapevole dell'effetto prodotto dalla sua perfomance.
Gioca sugli stimoli.
Esaspera gli istinti.
Le labbra porpora, dischiudendosi un poco, lasciano appena intravedere la punta della lingua e la linea imperfetta dei denti.
Inesorabili gli sguardi scivolano dall'impenetrabilità del vestito a quel buco, inaspettato e sensuale, nelle sue calze da prima comunione.
Un buco in cui cacciarci un dito o la lingua.
Un buco in cui perdersi.
Me ne sto in disparte a guardarla esibirsi sul vasto palcoscenico della strada mentre con grandi gesti saluta le altre come lei, abbracci e occhiate fuggevoli e sorrisi complici, si scherniscono fingendo impertinente imbarazzo se qualcuno le guarda.
Come giovani streghe complottano l'ora del sabba e nel frattempo adocchiano le scimmie sacrificali.
Tra poco, quando la folla sparirà inghiottita dai portoni bui, inizierà il lento caroselllo delle auto in esplorazione, e già le streghe minorenni si apprestano all'attesa, accendendo magici fuochi lungo la costola grigia della strada.
D'improvviso la strada si trasforma con abbaglianti fermenti da luna park.
Accanto ai fuochi bivaccano strani angeli dalle labbra porpora che ancheggiano su scarpe troppo alte e hanno calze da prima comunione.
Un richiamo irresistibile per le scimmie ingorde che si dibattono eccitate, ormai prigioniere nel cerchio di fuoco.
Me ne resto in disparte a godermi lo spettacolo dietro lo schermo nero della notte, e osservo la ragazzina dai capelli impossibili mentre insinua la sua fresca lingua nello spiraglio del finestrino, e l'uomo grasso che già si dimena negli spasmi dell'eccitazione.
Pochi soldi per una sosta fuori dal girone dei dannati e la promessa di un tumultuoso viaggio nel paradiso, che è proprio lì, nel buco delle sue calze da prima comunione.
La giovane strega lo tenta.
Un giro sulla giostra proibita.
Un giro nel cerchio di fuoco


domenica 13 gennaio 2008

Il tempo della solitudine fisica

Il tempo della solitudine fisica: ad aprile due anni.
Non ho più conosciuto nessuno che mi coinvolgesse davvero, nessuno per cui mettere in scena "Il teatro della seduzione".
E, se nessun uomo mi ha più coinvolto, l'Efexor ha poi contribuito ad anestesizzare i miei sensi e le mie pulsioni. Quando ho smesso il farmaco ho "sentito" di nuovo il mio corpo materialmente carnale: reminescenze antiche e nuovi desideri. Tutto quello che avevo sotterrato in un terreno desertico germogliava incredulo, fragile ed ostinato, come una vita podalica che, seppur frastornata, faticosamente spinge verso l'uscita dell'utero.
Pulsioni, voglie, desideri.....tutto intatto. In qualche modo si rinasce con una verginità già prepotentemente predisposta ad essere profanata.
Profanata da chi?
Nessun coinvolgimento......oltre un pallido tepore non c'è sole che bruci davvero
Marilena

giovedì 10 gennaio 2008

L'unghia della strega

Nella penombra, i pensieri rabbiosi nella mia testa, si espandono in vibrazioni di puro furore.
L'isteria fà tremare le mie mani.
A stento riesco a mettere visivamente a fuoco i contorni delle cose: solo una fitta nebbia rossa che pioviggina davanti ai miei occhi. Il tempo si è d'improvviso arrestato. Percepisco il vorticoso fluire del sangue all'interno delle mie vene che, simile ad un fiume in piena, straripando provocherà una violenta emorragia interna, se non riuscirò a tirar fuori questa mia rabbia selvaggia.
Il luccichio del coltello penetra il mio sguardo catatonico, restituendo una dimensione reale all'illusoria prospettiva mentale in cui galleggio da un tempo ormai indefinito.
La penombra si colma di altra penombra.
In questa stanza, d'ombra e di silenzio, m'impongo la pazienza dell'attesa.
Cancello tutti gli odori del mondo esterno, trattenendo solo il ricordo degli afrori del suo corpo, nudo e bagnato, premuto su di me.
Mi carico di rabbiosa nausea.
Le mie viscere tremano esauste nello sforzo di trattenere il vomito.
Il timer nella mia testa è pronto a scattare appena si aprirà la porta e lui entrerà: una gigantesa lumaca invischiata nella propria bava.
Ogni volta che muove un passo, che sposta una mano o che solo respira, sottili fili di quella sua bava disegnano la traiettoria del movimento o quella del gesto, lasciando in quello sputo visibile, una traccia ripugnante della sua esistenza.
Stò all'erta.
Ho freddo.
Il mio abito è troppo leggero, inadatto alla stagione, ma è quello che piace a lui.
E' il vestito giusto, morbido come un guanto scivolerà via docile come una pelle di rettile, lasciandomi repentinamente nuda e pronta.
Sarà il mio abito sacerdotale, quello dell'ultima cena.
Istintivamente cerco il coltello, ne saggio la consistenza.
La punta della lama, dura ed aguzza, mi richiama alla mente l'iconografia medievale dell'unghia di una strega: tragighe mani con lunghe dita pesanti di anelli barocchi, ed unghie livide, ed ostili, come lame affilate.
Le mie mani sono piccole, e le unghie fragili non hanno consistenza neppure per un graffio.
Misere mani congiunte capaci solo d'implorare e d'obbedire, sempre invischiate di bava.
Il coltello sarà la mia unghia cattiva che ferisce e sfregia: l'unghia della strega.
Il buio inghiotte la penombra.
Non ho più freddo.
Percepisco la stanza senza vederla, muovendomi nell'oscurità con occhi veggenti.
Ogni muscolo del mio corpo è teso alla percezione sensoriale.
Un animale in agguato pronto a scattare all'avvicinarsi della preda, gli artigli sguainati e le fauci pronte a dilaniare.
 Prima ancora che lui entri sentirò quell'odore, dolce e schiumoso, di bava e di sperma: l'afrore di mio padre, il dio del gran fottere.
Lascerò che il mio vestito scivoli via, per illuderlo della mia resa nuda al suo diritto di possesso poi, senza esitare, gli pianterò nel cuore la mia unghia della strega: uno squarcio violento da strappargli la vita, ma non così misericordioso da dargli subito la morte.
Mi specchierò nei suoi occhi già ciechi mentre il suo corpo spurgherà nell'ultimo coma, bava, piscio e sangue.
Rinascerò nella sua agonia.

Un risveglio

Di nuovo disturbi del sonno, ansia, il cuore che batte forte, sensi di colpa e quel freddo incredibile che mi ha costretto a mettermi a letto completamente vestita.
Ho ingurgitato il caffè praticamente bollente, ho aggiunto una felpa al numero già cospicuo d'indumenti che indosso, ed ora sono seduta qui, al computer, con la mia stufetta alogena che mi trascino dietro con la prolunga, ogni volta che mi sposto, come un cane al guinzaglio.
Stanotte è andata bene, non ho fatto sogni o, almeno, niente che io ricordi.
I miei sogni sono assolutamente metafisici, grotteschi, surreali, partoriti dalla mente ormai stremata di Alice irrimediabilmente persa nel paese delle meraviglie. Alice, ex bambina prodigio, da tempo primipara attempata che è riuscita a generare solo una variegata stirpe di Freaks sempre, immancabilmente alla fine, da me, disconosciuti.
Ecco, i miei sogni sono quei mostriciattoli da me generati che mi rincorrono aggressivi ed incrudeliti dal mio abbandono: esigono il diritto sacrosanto ad un nome e ad una identità, finalmente riconosciuta.
Stanotte sono riuscita a disseminare i miei Freaks, ho goduto il silenzio, l'assenza delle loro voci querule dai toni striduli, ha di nuovo restituito una dimensione più umana e sopportabile all'eternità della notte.
Marilena

mercoledì 9 gennaio 2008

L'antro della strega

Qui ci sono io determinata ad esistere nonostante il mio malessere per la vita, con tutte le mie fobie, le mie insicurezze, la mia timidezza camuffata da spavalderia.
Questa è la mia casa: una sola stanza dalle pareti nude, un ingombrante divano rosso, come unico arredo, e una grande vetrata con sontuosi tendaggi spalancati sull'esterno.
Striscia, s'aggroviglia, si snoda dilatandosi infine, come un' enorme pitone che inghiotte il silenzio, "Hysteria" dei Muse: benvenuti nell'antro della strega.

Definizione letterale di ANTRO ricavata dal mio vecchio dizionario Zingarelli della lingua italiana: Antro: s.m. 1 Caverna, spelonca. 2 fig. Abitazione misera e tetra.

Definizione femminile di ANTRO: buco caldo, umido e vischioso dall'odore intenso ed acidulo.
Buco che sputa la vita, che espelle placenta, che gorgoglia mestruo, che rutta piacere.

.....eppoi c'è l'antro del malessere per la vita, cella di Guantanamo, stretto maleodorante orifizio claustrofobico, seppellito sotto l'asfalto della metropoli.
Buco insidioso, crudele bugia di un cratere che si apre verso un cielo sfilacciato ed impreciso, in realtà trappola di sabbie mobili e viluppi di alghe che ti legano le caviglie per sprofondarti verso l'abisso.

E' su questo buco di cratere che ho iniziato a costruire il mio antro, tra il cielo e l'abisso, apprendista funanbola, in costante precario equilibrio, su una corda tesa tra un mondo buio e l'utopia della luce

Ho deciso di tendere le mie braccia verso quel pezzetto di cielo, polveroso e sbiadito, ma pur sempre orizzonte, e magari non ce la farò a volare davvero, ma bisogna pur sempre tentare l'ebbrezza dello slancio, qualunque sia il risultato finale.

Voglio farlo parlando d'amore.
Voglio parole forti e dolci.
Voglio che vengano gridate o anche solo sussurrate.
Voglio i colori intensi di un cielo vero.
Voglio tutte le sfumature delle nubi.
Voglio puntare verso il sole.
Voglio le ali dell'angelo.

Dò il benvenuto in questo antro a tutti coloro che hanno urgenza di parole di vita e di amore
Mai fermarsi davanti ad una porta sbarrata
Nessun divieto d'accesso alla polveriera
MARILENA